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Giovanni II Bentivoglio signore di Bologna

Giovanni II Bentivoglio
Bologna15 febbraio 1443 – Milano, 16 febbraio 1508
Signore di Bologna dal 1463 al 1506.


Il rapporto tra Roberto Sanseverino comandante delle truppe sforzesche a Bologna e Giovanni Bentivoglio, signore della città, era caratterizzato da una reciproca insofferenza attenuata solo dalla necessità di seguire le disposizioni del duca di Milano.

In questo articolo, vi parlerò di Giovanni II Bentivoglio, personaggio di grande importanza storica che trovate nel libro "Roberto Sanseverino, condottiero del Rinascimento italiano tra arte militare e politica".

Figlio unico di Annibale Bentivoglio, signore di Bologna, e di Donnina di Lancellotto Visconti, nipote del duca di Milano, Roberto nacque a Bologna il 15 febbraio 1443.

Dopo la morte del padre nel giugno del 1445, la fazione bentivogliesca decise di mantenere la stabilità politica e l'indipendenza della città scegliendo un Bentivoglio al governo. Giovanni II, che all'epoca aveva solo 3 anni, fu affidato alla tutela di Sante, figlio di Ercole, cugino del defunto Annibale Bentivoglio.

Durante il suo passaggio a Bologna, il 26 gennaio 1452, Giovanni fu nominato cavaliere dall'imperatore Federico III.

Statua con sembianze di Giovanni II Bantivoglio
Sant'Agricola, Arca di San Domenico

Giovanni Bentivoglio rappresentò la città di Bologna portando i saluti al papa Pio II in viaggio verso Mantova nel 1459. 

Nel frattempo Giovanni trovò l'appoggio delle famiglie bolognesi fedeli ad Annibale per impedire  a Sante di scalzare il suo diritto ereditario, 

Dopo la morte di Sante nel 1463, Giovanni diventò signore di Bologna il 10 novembre dello stesso anno, rafforzando la sua posizione grazie all'alleanza con Milano suggellata attraverso il matrimonio con Ginevra Sforza, figlia illegittima di Alessandro Sforza, che era stata moglie del cugino Sante.

La politica di Giovanni Bentivoglio era mirata a mantenere buoni rapporti con le potenze straniere e a limitare le interferenze della Chiesa e del suo legato. Nel contempo, il governo della città si trasformò da comunale in una vera e propria signoria, dove il potere era concentrato nella figura del signore, che cercava di ricompensare le famiglie che ne avevano permesso l'ascesa.

Pur mantenendo una buona relazione con Milano, Giovanni evitò di prendere parte alle dispute tra gli stati italiani, finché nel marzo del 1471 accettò di diventare capitano nell'esercito ducale di Milano con una condotta annua di 7.000 ducati, al comando di 600 cavalli e 30 balestrieri. 

Condotta che fu confermata anche in seguito all’assassinio di Galeazzo Maria Sforza, ucciso nella congiura del giorno di Natale del 1476.

Nel 1479, Giovanni fu uno dei promotori della lega costituita dal Medici, da Ercole d'Este e da altri signori di Romagna e delle Marche contro Sisto IV e il re di Napoli. 

Egli aderì inoltre alla Lega in difesa di Ferrara nel 1482, contro Venezia e lo stato pontificio. Durante la successiva Guerra del Sale, il suo coinvolgimento militare fu marginale e rallentato dalle decisioni del consiglio bolognese.

L'atteggiamento apertamente ostile al papa portò Giovanni a scontrarsi con alcune delle famiglie bolognesi più potenti, che richiedevano una politica estera più cauta. Questo conflitto convinse Giovanni a diminuire nel tempo l'importanza del governo cittadino, riservando le cariche pubbliche a sé stesso, ai propri parenti e sostenitori, andando spesso al di là dei limiti fissati dalle leggi e consuetudini vigenti.

La sua alleanza con Milano e Firenze lo ponevano al riparo da altri stati, tanto che lo stesso papa nel 1483 gli garantisce una provvisione annua di 5.000 ducati con il comando di 400 uomini d'arme, e dalla nemica Venezia nel 1488 ottiene lo status di patrizio mentre nello stesso anno gli veniva confermava la condotta milanese con il titolo di governatore generale delle armi ducali.

Sempre il 1488 lo vedeva protagonista nei fatti seguenti l'uccisione del signore di Faenza di Galeotto Manfredi da parte della moglie Francesca Bentivoglio figlia del signore di Bologna.

Madonna in trono con la famiglia di Giovanni II Bentivoglio
1488 Lorenzo Costa Chiesa di San Giacomo Maggiore Bologna

Corso in aiuto della figlia veniva imprigionato dai faentini che temevano una dittatura bolognese della loro città.

Il re di Napoli, il duca di Milano e quello di Ferrara chiesero a Lorenzo de' Medici di intercedere per la sua liberazione, che avvenne poco dopo insieme a quella della figlia Francesca e del nipote Astorre Manfredi.

Nel novembre del 1488, Giovanni sfuggì a una congiura organizzata dalla famiglia avversa dei Malvezzi, dando il via a una caccia indiscriminata agli avversari, sia veri che presunti. Le numerose esecuzioni capitali, apparentemente giustificate dalla legge, furono solo il preludio al massacro compiuto dai partigiani del Bentivoglio contro chiunque fosse sospettato di dissenso.

Ne seguì un periodo di relativa pace interna in cui Bologna ormai assoggettata ad una dittatura bentivogliesca vedrà il suo signore ago della bilancia nella disputa del 1492 tra Ludovico il Moro e il re di Francia opposti a papa Alessandro VI, supportato da Piero de' Medici e Alfonso d'Aragona.

Ritratto a rilievo di Giovanni II Bentivoglio
1497/99 Raibolini Francesco detto Francesco Francia
Basilica di S. Giacomo Maggiore - Bologna

La sua politica attendista, il suo non schierarsi apertamente verso l’una o l’altra parte sarà vincente durante la discesa di Carlo VIII in terra italiana che porterà al tracollo politico dei maggiori Stati italiani accrescendo invero il prestigio di Bologna.

Tuttavia, quando Luigi XII scese in Italia, il Bentivoglio dovette confrontarsi con Cesare Borgia, il cui obiettivo era conquistare Bologna. Giovanni riuscì a mantenere il potere, ma la sua posizione fu compromessa e la sua autorità fu messa in dubbio.

Anche in questo caso il Bentivoglio salvò la sua posizione mettendo però a dura prova la fiducia e il rispetto dei cittadini e delle famiglie nobili che lo avevano sempre sostenuto.

Papa Giulio II pose fine al governo dei Bentivoglio sulla città nel 1506, quando, dopo una feroce campagna militare, riacquistò tutti i feudi persi e costrinse Giovanni a fuggire da Bologna nella notte tra il 1° ed il 2 novembre. 

Giulio II entrò trionfante in città e i bolognesi gli eressero una statua di bronzo in suo onore davanti a San Petronio.

Nel maggio 1507, il figlio di Giovanni, Alessandro, sostenuto dalle famiglie amiche dei Pio e dei Rangoni, cercò di riportare Bologna sotto il governo dei Bentivoglio. 

Tuttavia, l'esercito pontificio sconfisse il loro piccolo esercito a Casalecchio. 

Nel frattempo, a Milano, su richiesta di Giulio II, il governatore francese imprigionò Giovanni e a Bologna le proprietà dei Bentivoglio furono saccheggiate e il palazzo Bentivoglio venne completamente distrutto.

Giovanni qualche giorno dopo venne liberato, ma ormai stanco e malato si ritirò a vita privata fino alla sua morte nel febbraio del 1508. 


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