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Jacopo Piccinino l'ultimo Condottiero dei bracceschi

  

“Huomo veramente di virtù di guerra pari a Nicolò Picinino suo padre, e da essere d’animo paragonato a Braccio, s’egli già per la sua gran bravura e felicità d’imprese, quasi spaventevole a tutti, e sempre auttore di turbar la pace, consumate in danno suo tutte l’amicitie, non s’havesse affrettata la morte.” Paolo Giovio 

Jacopo Piccinino, nato a Perugia nel 1423, ereditò dal padre Niccolò Piccinino l'arte militare e il comando delle truppe braccesche. A soli diciassette anni, si distinse in battaglia, seguendo il padre nelle campagne al fianco di Alfonso d'Aragona. Dopo la morte di Niccolò, Jacopo consolidò la sua fama di condottiero, servendo prima la Repubblica Ambrosiana e poi Venezia, che nel 1453 lo nominò capitano generale con lo stipendio più alto mai concesso in Italia.

La sua carriera lo portò a sostenere il Regno di Napoli, a difendere le terre paterne in Umbria e a partecipare alle rivolte contro la Lega Italica. La campagna in Puglia, però, segnò il declino delle sue fortune, costringendolo a riparare a L’Aquila. Nel 1465, invitato a Napoli, venne incarcerato e morì in circostanze sospette. La sua tragica fine lasciò i suoi seguaci dispersi e la dinastia dei Piccinino giunta alla fine.

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