Piero de Medici e la condotta di Roberto Sanseverino
«Questi ambassatori fiorentini heri hebeno littere da Fiorenza come al magnifico Piero gustaria el magnifico signore Ruberto. Questo ill.mo signore da l’altro canto sollicita per Sforza Secondo».
Novembre 1466: Firenze, cuore pulsante del Rinascimento, si trovava sotto minaccia. La stabilità della Repubblica era a rischio a causa delle trame dei fuoriusciti, che avevano trovato un potente alleato in Bartolomeo Colleoni. In un clima di tensione crescente, i Medici sapevano di dover agire con astuzia e rapidità. Era tempo di assoldare un condottiero esperto, uno che fosse in grado di difendere la città e il suo prestigio.
Galeazzo Maria Sforza, duca di Milano, propose a Piero de' Medici il fratellastro Sforza Secondo, turbolento e ambizioso, come capo delle truppe fiorentine. Ma c’era un problema: Sforza Secondo mancava di esperienza militare. Firenze, con le sue intricate dinamiche e minacce costanti, necessitava di un leader provato sul campo di battaglia. Ed è qui che entrò in scena Roberto Sanseverino, il condottiero esperto, determinato a ottenere quel ruolo.
Con abilità e fiuto politico, Sanseverino negoziò con gli ambasciatori fiorentini, consapevole che la sua esperienza lo rendeva indispensabile. Piero de' Medici, valutando i rischi e i vantaggi, favorì Sanseverino, un condottiero di comprovato valore, rispetto a Sforza Secondo. La prospettiva di un imminente scontro con il Colleoni consolidò la decisione: Sanseverino avrebbe difeso Firenze.
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