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La campagna aragonese contro i baroni ribelli - l'arrivo a Napoli

 


Riprendendo un passo della Storia del Reame di Napoli dal 1458 al 1464 di Domenico Tomacelli duca di Monasterace di seguito il racconto dell’arrivo di Roberto Sanseverino inviato dal Duca di Milano, lo zio Francesco Sforza, in aiuto di re Ferdinando alle prese con la Congiura dei Baroni supportata dagli Angiò.

La campagna militare del re di Napoli stava volgendo al peggio. Le sconfitte subite, in particolare quella pesante a Sarno, lo costringevano ad ingoiare l'amaro boccone della superbia e a chiedere aiuto al Duca di Milano, suo alleato.

In quel contesto difficile, in cui il sovrano aragonese lottava per mantenere il controllo del suo regno, giunse un raggio di speranza. Il Duca di Milano, conscio dell'importanza di sostenere Ferdinando, decise di inviare in suo soccorso il suo nipote, Roberto Sanseverino, un rinomato e valoroso condottiero..

Fra tutti gli uomini provenienti dal Ducato, nessuno era più adatto di Roberto Sanseverino conte di Cajazzo a compiere azioni di grande importanza a favore di Ferdinando. Non solo era un comandante valoroso e abile sul campo di battaglia, ma aveva anche dimostrato di possedere doti politiche notevoli, in grado di persuadere i baroni ribelli a tornare alla fedeltà aragonese.

Così, Roberto Sanseverino fu inviato nel Regno con un duplice scopo: ristabilire la forza militare di Ferdinando e riportare i baroni ribelli sotto il suo controllo. Era evidente che le truppe già inviate sotto il comando di Donato non erano sufficienti per affrontare la situazione critica, quindi fu deciso di mettere a disposizione di Sanseverino altre cinque schiere di cavalleria, per un totale di cinquecento uomini.

Roberto entrò nel regno senza indugi oltre alle armi che aveva fornito, c'era qualcosa di ancora più prezioso: la garanzia del duca di Milano nei confronti dei baroni che erano soggetti a Ferdinando. Questa garanzia era scritta su un documento, su cui brillavano magnifiche parole lusinghiere, sottoscritte dal nome ducale e autenticate dai sigilli che lo accompagnavano. Il Sanseverino grazie a quel documento, ottenne l'ampio potere di rappresentare il duca di Milano e di ricevere la fedeltà dei baroni in suo nome.

Quando il Sanseverino giunse nel regno, fu accolto da numerosi baroni con i loro uomini d'armi. Persino il re stesso lo incontrò, avanzando fino all'estrema sala del suo appartamento. Il conte si prostrò di fronte a lui, presentandosi come suo vassallo, e Ferdinando lo abbracciò, chiamandolo cugino. 

Una volta ritiratisi in una stanza appartata, il conte espresse al re gli aiuti tempestivi che aveva portato con sé, presentandogli la procura ducale e riferendogli gli avvertimenti severi del duca di Milano.

"Finora hai usato metodi discutibili per mantenere sottomessi i tuoi sudditi, con conseguenze altrettanto discutibili. Se continuerai su questa strada, sarai oggetto di terrore per i più deboli e di odio per i più potenti. Se non cambierai le tue abitudini, persino gli alleati più fidati potrebbero abbandonarti. Tuttavia, il duca di Milano, che è noto per la sua fermezza d'animo, ti offre il suo aiuto, nonostante debba affrontare le difficoltà causate dalle pretese del duca d'Orleans sul suo stesso territorio. Ti avverto di non sprecare gli aiuti che riceverai e di non abusare della generosità del duca. Hai combattuto una guerra imprudente sulle rive del Sarno, cercando la vittoria con imprese temerarie. Ora sei esposto alle conseguenze di quelle scelte. Se il nemico avesse avuto una maggiore abilità militare o una migliore conoscenza dell'arte di sfruttare la vittoria, non avresti più la città principale dei tuoi domini".

Il re si rallegrò per l’arrivo degli aiuti militari e, sebbene riluttante, ascoltò gli avvertimenti del duca, costretto dalla sfortuna che lo affliggeva. 

La sua risposta, in linea con la sua natura, fu che era debitore del trono nei confronti del duca di Milano e del conte di Cajazzo. Dichiarò di essere determinato a seguire i consigli di entrambi. 

Quella giornata non permise ulteriori discussioni, ma il re pregò il conte di affrettarsi a persuadere i suoi numerosi parenti a tornare sotto la soggezione aragonese. Il primo a ricevere questa richiesta fu il conte di Marsico, che, come Roberto Sanseverino, portava lo stesso nome. 

Ma cosa accadde dopo? Per saperne di più vi invito a leggere il capitolo "La Campagna Aragonese contro i Baroni Ribelli" nel mio libro "Roberto Sanseverino: Condottiero del Rinascimento italiano tra arte militare e politica". In quel capitolo potrete scoprire i dettagli di come Sanseverino guidò il suo esercito contro i ribelli, le sfide che affrontò e le vittorie che ottenne, dimostrando il suo valore come uno dei più grandi condottieri del Rinascimento italiano.

Fonti :

Storia del Reame di Napoli dal 1458 al 1464 di Domenico Tomacelli duca di Monasterace


La campagna aragonese contro i baroni ribelli - l'arrivo a Napoli di Roberto Sanseverino e delle truppe inviate dal Duca di Milano Francesco Sforza, di eugenio Larosa 10/06/2023


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