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La Congiura dei Pazzi

 


Questo testo è ripreso da un documento che riporta la testimonianza fornita dalla Regina di Francia Caterina dei Medici, nipote dello stesso Lorenzo.

Pur essendo una cronaca postuma, rappresenta un'interessante testimonianza di quanto accaduto nella fatidica domenica del 27 aprile 1478 durante la messa in duomo.

“Pazzi, e Bandini ammazzarono Giuliano de’ Medici a colpi di pugnalate, e il medesimo fecero al Noris suo domestico, che volse impugnar la spada. Lorenzo de’ Medici non sarebbe stato lasciato a miglior fortuna, se si fussero gettati gl’assassini sopra di lui nel medio istante; ma come i suoi Micidiarij non furono sì diligenti, che quelli del suo fratello, aveva visto, che lo pugnalavano, e questo tristo spettacolo l’aveva obbligato di trarre il suo Pugnale dalla mano dritta e fasciarsi col suo ferraiolo il braccio sinistro allora, che attaccato per Antonio da Volterra e per il Sig.e Stefano, e si difendeva con tant’ardire di spirito, che fu cagione della sua salute, perché ancora che egli avesse ricevuto in un subito un colpo nella gola, dalla quale usciva molto sangue, si difese per tanto tempo, che i suoi amici, che si trovarono secondati da qualche Prete coraggioso ebbero tempo di raggiungerlo, e di metterlo in una delle Sagrestie, che a caso si trovava aperta, e di serrar la porta avanti, che Bandini, che correva doppo per ammazzarlo, l’avessi arrivato”

La cospirazione fallita, nota storicamente come la "Congiura dei Pazzi", scatenò una serie di eventi che portarono a una guerra tra Firenze, sostenuta da Milano e Venezia, e lo Stato Pontificio, sostenuto dal Regno di Napoli.

In questo contesto, il nostro Roberto Sanseverino attendeva l’evolversi dei fatti dopo essere fuggito da Milano, accusato e ricercato per aver cospirato contro il governo milanese. 

Trovò in Ludovico Sforza, anch'esso accusato di cospirazione e in esilio a Napoli, un alleato per le sue rivendicazioni al governo di Milano.

A sostenere tali rivendicazioni c'era Ferrante d'Aragona, determinato a sostenere le pretese dei congiurati milanesi al fine di indebolire il contributo del ducato nella prossima guerra.

Il re di Napoli puntava in primis a promuovere la ribellione di Genova posta sotto il controllo milanese, supportando economicamente e militarmente la stipula di una condotta del Sanseverino a capo dei ribelli genovesi.

Successivamente, sostenendo la campagna di Sanseverino e dei fratelli Sforza esiliati, l'obiettivo sarebbe stato quello di rovesciare l'attuale governo ducale composto da Bona di Savoia, la tutrice del giovane duca Gian Galeazzo Sforza, e il potente Cicco Simonetta, ormai governatore del ducato.

In ogni caso, il suo obiettivo sarebbe stato comunque raggiunto, ossia distrarre una considerevole parte dell'esercito milanese dal fronte principale, che lo vedeva avanzare in Toscana.

Vuoi scoprire come Sanseverino guidò i genovesi e affrontò l’esercito milanese? 

Troverai tutti i dettagli nel capitolo “Il ritorno in Italia” del libro Roberto Sanseverino. Condottiero del Rinascimento italiano tra arte militare e politica di Eugenio Larosa, pubblicato da Chillemi Edizioni.

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