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Un Eremita contro il Condottiero

 Un Eremita contro il Condottiero

Quella volta che Roberto Sanseverino Condottiero ebbe come nemico un eremita.

(Roberto Sanseverino. Condottiero del Rinascimento italiano tra arte militare e politica di Eugenio Larosa, ed.Chillemi)

Siamo nel  1482 in piena Guerra del Sale quando Ercole d’Este, signore di Ferrara, venne colpito dalla malaria e, in sua assenza, fu la consorte Eleonora d’Aragona a prendere in mano le redini del Ducato. Aveva già assunto il governo della città durante la campagna militare del marito, e ora si trovava a doverne dirigere anche la politica estera.

Decisa a rinvigorire la fedeltà dei sudditi verso la dinastia estense, Eleonora ricorse a tutti i mezzi capaci di stimolare l’immaginario collettivo, facendo leva in particolare sul fervore religioso. Fece giungere da Bologna un eremita, incaricato di predicare al popolo e di infondere in esso lo spirito di una guerra santa. Il religioso tenne otto sermoni consecutivi di fronte a un pubblico sempre più folto e coinvolto.

Quando l'entusiasmo popolare sembrava ormai in piena ascesa, l’eremita annunciò con tono ispirato l’intenzione di allestire una flotta di dodici galeoni destinata a infrangere il blocco veneziano che assediava Ficarolo. L’intera città rimase sbalordita da tale rivelazione; l’unico a non mostrare esitazioni era proprio lui, convinto della propria missione miracolosa.

Nel giorno stabilito, salì sul pulpito ed espose dodici bandiere recanti croci e le effigi di Cristo, della Vergine e di quaranta santi. Poi, discese tra la folla, si fece consegnare gli stendardi e, seguito da una processione di popolo, uscì dalla città. Camminando lungo la riva destra del Po, si diresse verso il campo della Stellata, con l’intento di predicare anche a Roberto Sanseverino, accampato sull’altra sponda del fiume. Durante il cammino, non smise mai di intonare orazioni e antifone, a cui il popolo rispondeva coralmente.

Informato dell’insolita processione, Federico da Montefeltro non poté trattenere una risata. Consapevole dell’inutilità dell’iniziativa, si rivolse all’eremita con tono risoluto: “Padre, i Veneziani non sono indemoniati. Piuttosto che esorcizzarli, tornate a Ferrara e riferite a madama Eleonora che per scacciare i nemici servono denaro, artiglieria e soldati, non preghiere.

Umiliato, l’eremita fece ritorno a Ferrara a capo chino, portando con sé le sue bandiere mai utilizzate.



Trascrizione da Marin Sanudo, Vite dei Dogi.

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